"Non condivido le tue idee, ma darò la vita perché tu le posesprimere". Voltaire

23.7.13

Primavera 2015, al voto col porcellum

 


Provo a fare una previsione: voteremo nella primavera del 2015 e con l'attuale e tanto vituperato sistema elettorale.

Cominciamo dalla data.

Come già detto Letta e Berlusconi hanno l'interesse a che il governo duri il più a lungo possibile: il leader del PDL perché il presidente del consiglio lo garantisce tanto quanto avrebbe potuto fare un Alfano qualunque; Letta perché non può certo avere fretta di perdere un ruolo così prestigioso, e poi perché fa da garante ad un consolidato sistema politico ed economico che preferisce reggersi reciprocamente piuttosto che confrontarsi con protagonisti nuovi ed innovatori.

Da qui la tentazione di un governo che duri per cinque anni e i tentativi continui da parte di altri di indebolirlo proprio per scongiurare l'idea di un governo di cinque anni.

Nel suo discorso di insediamento Letta, per placare le forze centrifughe, ha esposto un programma da realizzare in 18 mesi, così individuando anche una durata approssimativa dell'esecutivo.
Ipotesi verosimile perché l'Italia che torni al voto presto sarebbe un elemento destabilizzante per tutta Europa, in un momento in cui invece la UE ha bisogno di stabilità.
Escluso per questo un voto ad un anno dalle elezioni, si arriva velocemente alla primavera 2015 anche perché il nostro paese assumerà prima la presidenza di turno dell'Unione e non si può certo sprecare questo periodo andando a votare.

Veniamo invece al sistema di voto. 

L'attuale maggioranza finora ha saputo dimostrare capacità solo nel rinviare i problemi, dall'IMU all'IVA, figuriamoci mettere mano ad una legge le cui norme stabiliscono quale coalizione vince e chi entra in Parlamento o meno.

Il porcellum è odioso agli italiani perché ci toglie la possibilità di votare il parlamentare che preferiamo. Meno perché regala il governo a coalizioni in grado di prendere appena un voto in più di altre, con il risultato che i governi in carica godono di un consenso sempre minoritario nel corpo elettorale del Paese. 

Ma se un accordo potrebbe anche trovarsi sul meccanismo del premio di maggioranza, l'accordo invece c'è già nel non voler rinunciare a sistemi di controllo dei deputati eletti. In primis perché i parlamentari in carica hanno la consapevolezza che, con una legge diversa, per lo più non verrebbero rieletti. E poi perché i leaders non vogliono perdere il diritto di scegliersi la truppa in Parlamento.
Ovviamente da qui al voto faranno un po' di ammuina, cioè, come dicono a Napoli, sposteranno i marinai che stanno a poppa verso prua e quelli che stanno a prua li metteranno a poppa, così tanto per far capire che un po' si muovono, ci provano e poi ciascuno accuserà l'altro di aver fatto fallire i tentativi di cambiamento.

Ma chi farà cadere il governo per portarci al voto anticipato?

Non Berlusconi che oggi governa da vincitore, bensì il PD e Renzi: sopratutto quest'ultimo che non vede l'ora di fare il grande salto.

L'uomo che non disdegnò il pranzo ad Arcore con la famiglia Berlusconi è diventato l'avversario più temibile del Cavaliere, l'unico in grado di sconfiggerlo in campagna elettorale.

22.7.13

Tina Renzi



 



Tina é la sigla che usano certi inglesi per dire che non c'é alternativa (there is not alternative) ad una scelta.

É quanto sta accadendo in Italia per il prossimo presidente del consiglio. 

Il PD esprime attualmente il capo del governo con Enrico Letta, esatta rappresentazione delle larghe intese essendo stato fino al giorno prima del nuovo incarico il numero due del PD come suo zio Gianni lo é del berlusconismo. Durante le consultazioni per la formazione di questo governo, non si sono nemmeno preoccupati di salvare le apparenze, tanto che lo zio era nella delegazione ufficiale del PDL che incontrava il nipote.

Comprensibilmente Letta cercherà di durare il più possibile e Berlusconi non puó che essere il suo più convinto sostenitore, essendo nella posizione di chi, di fatto, esprime il presidente del consiglio, come il recente caso Alfano ha dimostrato: qualunque altro capo del governo di fronte al comportamento del nostro ministro degli Interni avrebbe preteso le sue dimissioni all'istante.

Chi invece altrettanto comprensibilmente morde il freno è Renzi.

Letta, nel suo discorso di insediamento, ha detto che il suo programma si compirà in diciotto mesi. Potremmo cioé votare nelle primavera del 2015. Peró lui potrebbe provare ad andare oltre, Berlusconi ne converrebbe, chi invece vedrebbe allontanarsi Palazzo Chigi sarebbe appunto il sindaco di Firenze.

Ecco allora che le sue aspirazioni personali finiscono col coincidere con quanti ritengono, ed io sono fra questi, che il governo Letta non è nelle condizioni di tirare l'Italia fuori dalle secche in cui è stata ricacciata negli ultimi vent'anni. Pertanto prima finisce meglio é per il nostro paese. E i primi mesi di questo governo danno ogni giorno prova della sua inutilità collettiva a fronte di non evidenti utilità per qualcuno.

Il centrodestra italiano non ha oggi un leader da schierare nella prossima competizione elettorale, se non il solito Berlusconi, motivo per cui il cavaliere farà di tutto perché il governo del nipote duri il più possibile.

Renzi è così diventato il più acerrimo nemico del berlusconismo e dei suoi alleati nel PD, consapevoli che il sindaco è un'alternativa anche alla loro perpetuazione.

Renzi fa di tutto per accreditarsi come interlocutore dell'attuale classe dirigente italiana che però continua a non fidarsi di lui.

Ma in giro non si vedono altri leader se non lui, il solito Berlusconi e l'etereo Letta più per il ruolo che ricopre attualmente che non per effettive capacità di leadership.

Ecco perché non c'è alternativa a Renzi. Letta incarna la felicità dell'inciucio e Berlusconi ha stancato tanti elettori del PDL ridottisi a guardare con interesse il fiorentino che infatti, consapevole, non parla troppo male di Berlusconi per accattivarsi questi consensi: giustamente furbo.

Il punto peró è: se mai presto dovesse essere il suo turno di guidare l'Italia, saprebbe farlo? Recentemente ha dichiarato che fra dieci anni l'Italia guiderà l'Europa: avrà veramente la capacità di compiere questo miracolo? 

Ho sempre pensato di no, ma intervistato da Travaglio, Da Milano e Mentana ha mostrato di avere studiato rispetto anche alla battaglia delle primarie con Bersani. 

19.7.13

Italia, provincia del Kazakistan

L'assoluta mancanza di senso dello stato del centrodestra ha portato il nostro paese in una situazione di tale ridicolaggine da cui sarebbe bene che il PD ci traesse fuori.
Riepilogando, e facendo solo riferimento ai fatti non negati da nessuno: mentre il dittatore kazako è "in ferie" in Sardegna, negli stessi giorni in cui - casualmente - nell'isola è anche Silvio Berlusconi, l'ambasciatore kazako si accomoda nell'ufficio del capo di gabinetto del nostro ministro degli Interni ignorando di dover avere come interlocutore quello degli Esteri. Non prima di essere stato ricevuto dal questore di Roma.
Sostiene personalmente che a Roma gira armato, e protetto da altri uomini armati, un pericoloso latitante internazionale, negli ultimi giorni rifugiatosi in una villa di Casal Palocco. Essendo ricercato dall'Interpol su segnalazione di campioni della democrazia come Kazakistan e Russia, nessuno si chiede perchè questa comunicazione non arrivi attraverso l'Interpol.
La questura fa una perquisizione nella villa segnalata e non trova il pericoloso latitante.
L'ambasciatore se ne lamenta direttamdente con l'ufficio di gabinetto del ministro, certo che Ablyazov, questo il suo nome, sia nascosto in qualche ripostiglio della tenuta, ed ottiene un blitz con quaranta uomini che sfondano porte e finestre, mettono a soqquadro come dovuto l'abitazione, non trovano chi cercano e si accontentano di verificare che due delle persone presenti - la moglie e la figlia di sei anni - non hanno il permesso di soggiorno.
A tempo di record, appena 48 ore, vengono espletate le pratiche burocratiche per l'espulsione delle clandestine, compresa la vigilanza di quattro diversi magistrati e del prefetto. 
Diversamente dal solito, non viene ordinato alle due di lasciare l'Italia con mezzi propri entro 7 giorni, ma il paese d'origine affitta un aereo privato austriaco e le imbarca lì perchè le nostre autorità gli consegnano le due sulla scaletta dell'aereo, che per l'occasione vale come territorio kazako.

E vogliono farci credere che i protagonisti italiani di questa surreale vicenda siano tutti in buona fede, colpevoli solo di aver commesso errori?!

Non è credibile considerando anche che fra i responsabili dei dipartimenti di polizia in questione c'è chi ha arrestato Bernardo Provenzano.

I fatti si svolgono tra il 28 ed il 30 maggio ma divengono di pubblico dominio internazionale solo questo mese.
Diffusa la notizia, Alfano, solitamente loquace, perde improvvisamente la parola e non rilascia dichiarazioni se non il balbettio cui è costretto dall'aula della Camera, negando di essere mai stato informato dei fatti in questione.
 
Quindi i vertici del ministero degli Interni e della polizia di stato avrebbero appaltato il proprio tempo, la propria professionalità e i propri mezzi all'ambasciatore kazako per loro personale e convergente iniziativa.
 
Alfano dovrebbe dimettersi per come è stato infinocchiato dai suoi più stretti collaboratori, compreso il suo capo di gabinetto che è il braccio destro del ministro. Gli altri dovrebbero dimettersi per aver messo la Repubblica Italiana a disposizione di uno stato straniero senza autorizzazione di governo e parlamento.
 
E questo stando ai fatti accertati. Non volendo pensare che il Kazakistan, convinto che Ablyazov fosse a Roma, abbia chiesto agli amici del centrodestra italiano, che occupa il ministero degli Interni, di favorirgli l'arresto del dissidente, e che il ministro abbia ordinato di accontentare le richieste dei kazaki. Che forse alla fine è pure meno grave, per quanto altrettanto vergognoso.
 
E invece proprio oggi la maggioranza ha fatto quadrato attorno ad Alfano e l'Italia si conferma una repubblica delle banane.
 
Ieri sera in tv Renzi ha detto di immaginare l'Italia alla guida del mondo fra dieci anni. 
Oggi, invece, i fatti ci dicono che siamo guidati dal Kazakistan: la strada vista da Renzi più che lunga sembra invisibile