"Non condivido le tue idee, ma darò la vita perché tu le posesprimere". Voltaire

25.5.06

Un governicchio

Chi sono gli uomini migliori dell’Unione Nazionale? Quelli che la coalizione ha mandato al governo, si presume, impegnando le proprie migliori energie al servizio dell’Italia.
Dopo una decina di giorni dalla nascita del governo, proviamo a fare un’analisi a freddo.
Esteri, D’Alema. Noto all’estero, già presidente del consiglio, inventore dell’ “Ulivo mondiale”, sogno partorito con Blair e Clinton ai tempi della cosiddetta “terza via”, con tanto di battesimo a Firenze, congelatissimo fino a scadere quando Blair ha affiancato Bush nella guerra in Iraq, col sostegno di Berlusconi nel frattempo trasferitosi a Palazzo Chigi proprio al posto che era stato di D’Alema. Vedremo se l’esponente ds riaffermerà la centralità dell’Europa e il dialogo coi paesi mediterranei tipici della nostra politica estera e se con gli USA passerà dalla subalternità al rapporto paritetico. I precedenti da premier non aiutano: ai tempi della guerra in Kossovo fu subalterno a Clinton. In oltre: D’Alema vi pare diplomatico?
Beni Culturali e turismo, Rutelli. Da sindaco di Roma ha dimostrato d’essere un buon amministratore. Può quindi ricoprire qualunque incarico. Ma in questo campo la Melandri aveva lasciato un buon ricordo di sé. Potrebbe far bene.
Interno, Giuliano Amato. Uomo di grande esperienza, ha ricoperto incarichi ministeriali di tutti i tipi. Equilibrato, mi sembra una buona scelta.
Giustizia, Mastella. Secondo me Mastella è meglio di come lo dipingono. Quanto meno è sincero e di lui conosciamo tutti i difetti (compreso che è l’unico segretario di partito in Italia ad essere pagato dall’UDeuR per l’incarico che ricopre: esempio contrario: Di Pietro al suo partito versa soldi). E poi dopo Castelli non può che far bene.
Difesa, Parisi. Pare che il ragazzo ci tenesse tanto e non ho ancora capito perché. Non farà danni (altrove forse sì?)
Economia, Padoa –Schioppa. È diventato il nuovo Garibaldi: di lui non si può parlar male: lo ha apprezzato anche Berlusconi.
Sviluppo Economico, Bersani. Persona concreta, aspettiamo i fatti concreti.
Istruzione, Fioroni. Cosa avrà quest’uomo da insegnare alla scuola italiana? Come Mastella: non potrà fare peggio del suo predecessore (la Moratti): ma saprà fare meglio?
Università, Mussi. Fuori luogo. Ma per me Mussi è fuori luogo pure in politica.
Lavoro, Damiano. E chi l’ha visto mai? Non pervenuto. Atti attendesi.
Solidarietà sociale, Ferrero. C. s. : un’altra faccia nuovissima di questo governo. In fede (di Prodi).
Politiche Agricole, De Castro. Amicissimo di Prodi, ci fidiamo per transitività. Ma per la Sicilia non farà nulla. Nel suo campo la nostra Regione ha potestà esclusiva.
Ambiente, Pecoraro Scanio. E che avrebbero dovuto dargli altrimenti? Lo attendiamo alla prova dei fatti. Ma mi fa tornare in mente un proverbio latino: risus abundat in ore stultorum.
Infrastrutture, Di Pietro. Di lui ho già scritto troppo. Quando lasciò i Lavori Pubblici i dipendenti del ministero piangevano (!) Speriamo che riconfermi la sue efficienza.
Trasporti, Bianchi. Pur di dare ragione ai sindacati che avevano appena aperto la bocca per respirare, ha ipotizzato di cambiare il management di Alitalia facendo crollare il titolo di oltre il 10% e obbligando la Borsa a sospendere le contrattazioni sulla compagnia di bandiera. Qualcuno gli spiega che adesso quando parla non lo ascoltano più solo i quattro gatti del suo partito (il PdCI)?
Salute, Turco. È talmente dalemiana che non sopporta la stampa, specialmente quando i giornalisti si ritengono liberi di criticare. D’Alema per lei viene prima d’ogni cosa. Preferirei che la sua priorità fosse il bene dell’Italia.
Comunicazione, Gentiloni. L’uomo dell’inciucio sul Conflitto D’Interessi?
Affari regionali, Lanzillotta. Petalo di Margherita, rutelliana di ferro, ma moglie di Bassanini. Spero che si renda conto che la riforma voluta dal marito ha creato negli enti locali dei tecnocrati di grande potere che contano più di sindaci, presidenti di provincia e di regione, che, una volta eletti, si accorgono di non poter spostare una penna da un tavolo all’altro senza pietire il placet del burocrate di turno e addio al programma presentato agli elettori.
Attuazione del Programma, Santagata. Serve un ministero ad hoc? Prodi, Prodi, Prodi………
Riforme, Nicolais. Non pervenuto.
Famiglia, Bindi. Mi piace: l’unica cattolica in chiesa e laica fuori dalla chiesa: modello De Gasperi. Può solo far bene (spero).
Pari Opportunità, Pollastrini. Il cognome in un ministero simile non aiuta. Parifichi tutto in fretta che non se ne può più di questo dicastero. Le donne c’hanno guadagnato col cambio (c’era la Prestigiacomo)? E gli uomini?
Commercio Internazionale, Bonino. Sprecata, poteva dare il meglio di sé altrove.
Rapporti col Paramento, Chiti. Data la natura particolare della delega, saprà fare bene.
Politiche giovanili e sport, Melandri. Per la prima delega deve inventarsi tutto. Per la seconda: in bocca al lupo!!!!
Giudizio complessivo? Rileggetevi il titolo.

19.5.06

Leader in Sicilia cercasi.

Uno dei tanti aspetti del governo Prodi che ha trovato spazio sui giornali nazionali è l'assenza di ministri siciliani. Una polemica accesa dal centrodestra che nel passato governo Berlusconi aveva 4 ministri isolani. Si può certamente discutere sulle qualità di Miccichè, Prestigiacomo e La Loggia, oppure sulla sicilianità di Martino, ma sempre 4 erano.
Personalmente non sono colpito dall'assenza di ministri della nostra regione: è la riprova della scarsa qualità del personale politico siciliano del centrosinistra. Non abbiamo autorevoli esponenti della politica in Sicilia. Tant'è vero che l'Unione è sotto di 15 punti rispetto alla CdL. L'Unione non è forse stata costretta a scegliere un non-politico per la Presidenza della Regione?
Le classi dirigenti del centrosinistra hanno il dovere dell'autocritica. Le classi non dirigenti della stessa coalizione hanno il dovere della critica e quello di costruire una nuova generazione di rappresentanti del popolo siciliano in grado di rappresentare degnamente la nostra regione, capaci di puntare a ruoli istituzionali nazionali.
Napoli ha espresso tre presidenti della Repubblica: la Sicilia nessuno.
Ricordate il nome di un Presidente del Consiglio siciliano dalla nascita della Repubblica ad oggi? No? Tranquilli, neanch'io.
Ma siamo poi certi che l'Unione siciliana sia così povera di persone qualificate? Certo che non è così; ma siamo poveri di uomini e donne che siano per altri importanti punti di riferimento, insomma: ci mancano i leader.
L'unica a fare eccezzione è forse Anna Finocchiaro dei DS, eletta infatti capogruppo dell'Ulivo al Senato. Il suo nome è circolato anche per la Preseidenza della Repubblica. Eletta a guidare il gruppone di Palazzo Madama non poteva certo essere poi portata al governo. Gli altri esponenti di punta dei DS siciliani o sono capetti come Cracolici, Giannopolo e Capodicasa oppure vengono appena maltollerati dagli stessi capetti come Fava: serve un ricambio generazionale. Su Crisafulli pietoso silenzio: ma la sua sarà la provincia con la percentuale di consenso più alta per l'Unione.
Nella Margherita Bianco si è bruciato con la stupida idea di ricandidarsi a sindaco di Catania. Forte dei sondaggi (mi auguro che dopo l'esperienza di aprile nessun politico che si definisca serio ne comissioni più) ha perso malamente le elezioni: manco al ballottaggio è arrivato! Oltre Bianco abbiamo l'eterna invisibilità di Mattarella, il fallimento politico di D'Antoni, il chiaccherato Cardinale, il comodo Cocilovo.
Rifondazione Comunista è politicamente inesistente.
Nell'Italia dei Valori è approdato l'eterno leader Leoluca Orlando, rinato grazie ad Antonio Di Pietro ma dal futuro incerto. Punta a riguidare la città di Palermo ma rischia la fine di Bianco. Suo dovere principale, essendo l'unico vero leader politico siciliano (compresi quelli del centrodestra) è di consentire la formazione di una nuova classe dirigente del centrosinistra isolano. Sarà la sua grande eredità politica, in grado di sopravvivere alla sua esperienza personale.
Poche parole anche per Rita Borsellino. Scendendo in politica lo ha fatto con tutte le potenzialità di un leader, a parte l'età: quel che si dice un "leader naturale". Invece abbiamo tutti perso un'occasione, non imputabile esclusivamente a lei: speriamo di poterne parlare francamente dal 29 maggio in poi.

18.5.06

Quirinale figlio di Palazzo Chigi

Per la prima volta un Capo dello Stato affida l'incarico di formare il governo all'uomo che lo ha portato al Quirinale.
Anche questa è una novità storica che difficilmente potrà essere ripetuta.

9.5.06

Troppo vecchio!

E dunque Napolitano.
Pare questo l'esito dell'elezione al Quirinale. L'esponente diessino avrà o forse non avrà i voti della CdL ma sembra che nulla possa impedirgli di salire al colle più alto.
Ribadisco una sola riserva: ha passato gli 80 anni!! Che figura facciamo nel mondo?!? Sembriamo uno di quei stati a democrazia incompiuta. Recentemente il re del Nepal, per superare la crisi del suo paese, ha affidato il governo ad un 83enne... Con tutto il rispetto, ma rischiamo i primi funerali di un presidente in carica.
D'Alema ha detto che Napolitano entra cardinale ed uscirà Papa. Mantengo il linguaggio vaticanista: non vorrei che fosse un Papa di transizione...

8.5.06

D'Alema for president

Continuo a ritenere sbagliata l'elezione di D'Alema al Quirinale. Sarebbe un favore troppo grosso a Silvio Berlusconi.
Il leader di Forza Italia avrebbe buon gioco a dire che il centrosinistra punta ad occupare tutti i posti di potere. Non solo. Eleggeremmo comunque un uomo che con Berlusconi ha già inciuciato.
Insomma, Berlusca si ritroverebbe sul colle il suo candidato ideale senza votarlo e anzi gridando allo scandalo per la sua elezione.
In oltre passeremmo dal presidente più amato dagli italiani a quello più odiato.
A favore di D'Alema depone il fatto che si disinnescherebbe l'ordigno sotto la poltrona di Prodi a Palazzo Chigi. Lo pensiamo tutti, il che è prova dell'opinione diffusa che noi italiani abbiamo di D'Alema.
Ma la figura del capo dello Stato deve essere unitaria e quindi D'Alema dovrebbe rinunciavi.
I nomi fatti dalla CdL sono autorevoli. Monti non ha forse la necessaria esperienza istituzionale. Dini sa essere collerico, il che non aiuta. Marini è bene che rimanga al Senato, perchè la sua sostituzione somiglierebbe troppo al vaso di Pandora. Resta un buon candidato Amato, con senso delle istituzioni, capacità d'equilibrio, buoni rapporti con entrambi i poli, grande esperienza e capacità di navigazione.
Su Napolitano pesa l'età troppo alta.
C'è poco da fare. Tutto per me rema contro D'Alema, che, senza un blitz della CdL, rischia però di farcela.

4.5.06

Una soluzione possibile

Lunedì prima riunione dell'Assemblea Elettiva del Capo dello Stato.
Ufficializzato il ritiro di Ciampi, l'Unione è alla prese con l'elezione di Massimo D'Alema. La CdL divisa fra chi lo voterebbe, per evitare Amato, e chi non vuole votarlo preferendogli Amato o Marini. Il quale, notizia di oggi, andrebbe bene a Casini, con la subordinata di eleggere un presidente del Senato del centrodestra: le provano tutte per non subire ciò che hanno fatto loro.
Meglio Marini che D'Alema lo pensa forse anche Berlusconi. E pure io.
Ma se il problema è di non lasciare a bocca asciutta i Ds un'alternativa potrebbe esserci.
Non Giorgio Napolitano, già ultraottantenne: per me il Capo dello Stato eletto deve avere al massimo 79 anni, motivo per cui non mi andava bene la rielezione di Ciampi. Ma perchè no invece Anna Finocchiaro? Brava, intelligente, capace, non troppo caratterizzata politicamente, con un forte senso delle istituzioni, mi pare. Qualcuno aggiungerebbe: "e donna": io no. Non mi piace perchè donna. Non ne ho valutato il sesso ma solo le capacità già dette. Motivi validi e sufficienti per sostenere la sua candidatura. Non ritengo che qualcuno debba ricoprire un ruolo in base al suo sesso nè che debba esserne escluso per lo stesso motivo: ma questo può essere argomento di un altro post.