"Non condivido le tue idee, ma darò la vita perché tu le posesprimere". Voltaire

19.7.13

Italia, provincia del Kazakistan

L'assoluta mancanza di senso dello stato del centrodestra ha portato il nostro paese in una situazione di tale ridicolaggine da cui sarebbe bene che il PD ci traesse fuori.
Riepilogando, e facendo solo riferimento ai fatti non negati da nessuno: mentre il dittatore kazako è "in ferie" in Sardegna, negli stessi giorni in cui - casualmente - nell'isola è anche Silvio Berlusconi, l'ambasciatore kazako si accomoda nell'ufficio del capo di gabinetto del nostro ministro degli Interni ignorando di dover avere come interlocutore quello degli Esteri. Non prima di essere stato ricevuto dal questore di Roma.
Sostiene personalmente che a Roma gira armato, e protetto da altri uomini armati, un pericoloso latitante internazionale, negli ultimi giorni rifugiatosi in una villa di Casal Palocco. Essendo ricercato dall'Interpol su segnalazione di campioni della democrazia come Kazakistan e Russia, nessuno si chiede perchè questa comunicazione non arrivi attraverso l'Interpol.
La questura fa una perquisizione nella villa segnalata e non trova il pericoloso latitante.
L'ambasciatore se ne lamenta direttamdente con l'ufficio di gabinetto del ministro, certo che Ablyazov, questo il suo nome, sia nascosto in qualche ripostiglio della tenuta, ed ottiene un blitz con quaranta uomini che sfondano porte e finestre, mettono a soqquadro come dovuto l'abitazione, non trovano chi cercano e si accontentano di verificare che due delle persone presenti - la moglie e la figlia di sei anni - non hanno il permesso di soggiorno.
A tempo di record, appena 48 ore, vengono espletate le pratiche burocratiche per l'espulsione delle clandestine, compresa la vigilanza di quattro diversi magistrati e del prefetto. 
Diversamente dal solito, non viene ordinato alle due di lasciare l'Italia con mezzi propri entro 7 giorni, ma il paese d'origine affitta un aereo privato austriaco e le imbarca lì perchè le nostre autorità gli consegnano le due sulla scaletta dell'aereo, che per l'occasione vale come territorio kazako.

E vogliono farci credere che i protagonisti italiani di questa surreale vicenda siano tutti in buona fede, colpevoli solo di aver commesso errori?!

Non è credibile considerando anche che fra i responsabili dei dipartimenti di polizia in questione c'è chi ha arrestato Bernardo Provenzano.

I fatti si svolgono tra il 28 ed il 30 maggio ma divengono di pubblico dominio internazionale solo questo mese.
Diffusa la notizia, Alfano, solitamente loquace, perde improvvisamente la parola e non rilascia dichiarazioni se non il balbettio cui è costretto dall'aula della Camera, negando di essere mai stato informato dei fatti in questione.
 
Quindi i vertici del ministero degli Interni e della polizia di stato avrebbero appaltato il proprio tempo, la propria professionalità e i propri mezzi all'ambasciatore kazako per loro personale e convergente iniziativa.
 
Alfano dovrebbe dimettersi per come è stato infinocchiato dai suoi più stretti collaboratori, compreso il suo capo di gabinetto che è il braccio destro del ministro. Gli altri dovrebbero dimettersi per aver messo la Repubblica Italiana a disposizione di uno stato straniero senza autorizzazione di governo e parlamento.
 
E questo stando ai fatti accertati. Non volendo pensare che il Kazakistan, convinto che Ablyazov fosse a Roma, abbia chiesto agli amici del centrodestra italiano, che occupa il ministero degli Interni, di favorirgli l'arresto del dissidente, e che il ministro abbia ordinato di accontentare le richieste dei kazaki. Che forse alla fine è pure meno grave, per quanto altrettanto vergognoso.
 
E invece proprio oggi la maggioranza ha fatto quadrato attorno ad Alfano e l'Italia si conferma una repubblica delle banane.
 
Ieri sera in tv Renzi ha detto di immaginare l'Italia alla guida del mondo fra dieci anni. 
Oggi, invece, i fatti ci dicono che siamo guidati dal Kazakistan: la strada vista da Renzi più che lunga sembra invisibile

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