"Non condivido le tue idee, ma darò la vita perché tu le posesprimere". Voltaire

6.4.06

Voto disgiunto

Sul Corriere della Sera di ieri la notizia che Giulio Andreotti, il 9 e 10 di Aprile userà il voto "disgiunto": alla Camera voterà Alleanza Nazionale, al Senato la lista Democrazia Cristiana - Nuovo PSI. Ha così motivato la sua scelta: in AN eleggerà il suo avvocato Giulia Bongiorno (ragionamento alla Berlusconi), nella lista DC-Nuovo PSI, Pippo Franco, proprio lui, il comico. Pare che nelle amabili conversazioni avute con l'attore, il divo Giulio l'abbia trovato molto interessante.
Ciò che colpisce, al di là del merito, è che uno dei capi della DC si sia ridotto a scegliere di volta in volta per quale partito votare, a seconda dei candidati schierati. In questa seconda (fase della) repubblica Andreotti non si identifica più in nessun partito. C'ha provato dopo il crollo della DC. Prima coi popolari e poi con Democrazia Europea, il partito cui diede vita insieme a Sergio D'Antoni e Pippo Baudo, entrambi ora nella Margherita, dopo un passaggio di D'Antoni nell'UDC (nello sfondo si intravede il simbolo di DE).
Oggi invece il sette volte presidente del consiglio appare come uno dei tanti elettori moderati, fluttuante di elezione in elezione. Mannheimer sostiene che sono sempre meno. Che ormai si vanno cristallizzando gli elettorati di centrodestra e centrosinistra. Ma resiste un 10 - 15% di elettorato nelle cui mani è la decisione di quale coalizione debba governare l'Italia.
E così, alla fine, Andreotti risulta comunque decisivo.
Ma anche lui comincia a perdere fascino. Alle ultime elezioni regionali, ha sostenuto la candidatura di Storace, sconfitto da Marrazzo. Si è rifatto al referendum sulla fecondazione assistita: in questo caso ha prima annunciato il suo voto contrario, da cattolico adulto; poi però, da cattolico ubbidiente, ha fatto sapere che non sarebbe andato a votare, come chiedevano le gerarchie ecclesiastiche. E' in quest'occasione che Andreotti è politicamente morto: non è stato più in grado di resistere alle pressioni vaticane, lui che da De Gasperi aveva imparato a ricacciare i vescovi dietro gli altari e a lasciare le cose della politica ai politici.

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