"Non condivido le tue idee, ma darò la vita perché tu le posesprimere". Voltaire

6.2.06

Libertà di stampa

Prima pagina di un quotidiano nazionale di venerdì tre febbraio: “Disegni danesi su Maometto: proteste e minacce. Il rabbino di Francia: condivido l’ira dei musulmani”
Pagina due dello stesso quotidiano, il cardinale italiano Achille Silvestrini: “La cultura occidentale deve trovare un limite alla libertà”.
Pagina tre: “Mubarak: le vignette una miccia per i terroristi”.
Pagina quattro: “L’authority punisce TG4, Ballarò, Mentana e Martelli”. Fede dovrà fare pubblica ammenda e parlare molto di Prodi. Gli altri dovranno per forza invitare in studio la Lega, la Lista Pannella (che non c’è più) e l’Associazione Luca Concioni.
Conclusione.
La libertà di stampa è veramente in pericolo. Come la libertà di parola. I musulmani, il rabbino di Francia e un autorevole cardinale italiano pretendono che si scherzi su tutto, su tutti gli altri, ma non sulla religione: scherza coi fanti, ma lascia stare i santi! E perché? La satira è espressione della democrazia. Su tutto si deve poter fare satira.
E i giornalisti devono poter essere se stessi nel proprio mestiere. Ma ci rendiamo conto della deflagrazione che può portare la decisione dell’Authority? Ogni oscura associazione (e lo dico avendo molta stima per l’impegno della “Luca Coscioni” di cui conosco l’attività e qualche esponente) potrà pretendere d’essere invitata da un programma televisivo nazionale da tre milioni si telespettatori! Mentana, Martelli e Floris cambiano mestiere. I giornalisti devono cercare le notizie e dare quelle che hanno, nel modo che lo ritengono più opportuno. La libertà data ai giornalisti è una garanzia per noi. Anomali in Italia non sono i giornalisti ma il sistema televisivo italiano. Una sentenza della Corte Costituzionale ha definito l’attuale sistema contrario ai principi democratici della nostra carta. Un referendum popolare ha fissato a due il numero massimo di reti nazionali per ogni editore televisivo. Che si cambi il sistema. Creiamo più pluralismo tra gli editori e avremo più pluralismo tra i giornalisti che potranno esercitare fino in fondo e senza censure – che comunque non devono esserci – la loro attività. In base al referendum, Rai e Mediaset vendano ognuna una rete. Avremo sul mercato un altro editore. Più voci indipendenti più democrazia.
Nel nuovo millennio siamo costretti a recuperare concetti come la democrazia, la divisione dei poteri, la libertà d’opinione e d’espressione, il rispetto per gli altri. Resta attuale quanto detto da Voltaire: “Non condivido quel che pensi, ma darò la vita perché tu possa dirlo”. Nessuno deve dare più la vita per la libertà di pensare. Ed invece in Olanda un regista è stato ucciso da musulmani per un film sull’Islam e i giornalisti in Iraq sono stati bersaglio dagli attentati terroristici e dei colpi di cannone degli americani (morto un cronista spagnolo).
Il Potere, politico, religioso o economico che sia, non vuole libertà di stampa. Noi dobbiamo rivendicare il diritto ad essere informati. Noi dobbiamo difendere i giornalisti perché siano liberi di confezionare i loro prodotti televisivi e scritti come meglio credono, qualunque cosa pensino e dicano, da Fede al TG3.
Oppure saremo sempre meno informati e i potenti di turno si rafforzeranno sulla nostra testa senza nemmeno accorgercene.
Il potere che ci serve è la conoscenza. Chi conosce più di altri è potente più di altri.

2 commenti:

Francesco Alotta ha detto...

Mi informi di cose che non sapevo.
Non sono membro del team, almeno fino ad adesso e non so se chiederò di esserlo.
Certo il blog di Telejato, come loro stessi hanno riconosciuto, era diventato lo sfogatoio di commentatori anonimi e di chi voleva risolere diatribe personali. Riconoscerai che tra i primi commenti anonimi che hanno eliminato ci sono stati quelli su Ferrara.
Anch'io interpreto il blog come luogo in cui dibattere e non come luogo in cui portare avanti litigi propri e con terzi.
Rivendico il diritto di ogni editore e di ogni giornalista di decidere di quale argomento parlare e in quale modo. Rivendico il diritto di ognuno di dissentire e criticare. Critiche che mi sembrano tanto più sincere quanto più non possono essere tacciate di ricercare un tornaconto. L'editore di Tele Jato è intellettualmente onesto e non solo intellettualmente. Avrebbe potuto avere più soldi in tasca e qualche valore in meno: mi costa personalmente. Ha preferito poter continuare ad essere libero. Libero di criticare chi gli pare e di fare comunicazione come gli va.
Per questo non vedo la malafede.

Francesco Alotta ha detto...

Non ho scritto che ognuno può comunicare come gli va.
Ho scritto che ogni giornalista ed ogni editore deve potere, secondo me, decidere di quale argomento parlare e in che modo. Io ritengo che vada concesso sempre il diritto di replica. Chi vuol replicare deve saperlo fare. Perchè altrimenti può diventare un boomerang. La testata cui si chiede la replica può benissimo cogliere l'occasione per ribadire le proprie tesi. Il più delle volte le repliche diventano la notizia che si vuole smentire ripetuta da chi replica e da chi fornisce la replica.
Contesto le invenzioni, se ci sono state. Ma ci sono state?
Sbagliato offendere. Solo che spesso ascoltando la classe politica di Partinico sento dichiarazioni offensive delle persone invece che critiche verso questa o quella linea politica. Tele Jato potrebbe ergersi al di sopra. Ha deciso invece di stare al gioco e via alle interviste con catene e collari per cani. Questa è la gente che governa Partinico?!!
Non credo che Tele Jato sia alla ricerca di denunce. Gli tolgono tempo per fare altro.
Caro Elio, oggi la stampa è in generale meno libera del passato. Questo mi preoccupa. Il mio impegno non può che rivolgersi alla creazione di maggiore spazio per la stampa libera, con tutti i difetti del caso. Quando i giornali e le tv italiane avranno rotto il giogo che li trattiene, potremo sindacare sul tipo di libertà d'informazione. Negli ultimi due post che ho pubblicato fornisco esempi di limitazioni alla libertà di stampa legali e previsti dalla legge. Ce lo vedi Prodi che discute del futuro dell'Italia con il Partito Maschio al Cento per Cento?! Nessun giornalista libero avrebbe invitato 'sto tizio per far perdere tempo a tutti.