"Non condivido le tue idee, ma darò la vita perché tu le posesprimere". Voltaire

16.10.09

Baarìa

È certamente difficile raccontare in un film la storia di una famiglia che si sviluppa in tre generazioni.

In "Baaria" Tornatore non c'ha nemmeno provato.

Il suo "kolossal" così è diventato la successione di scene prive fra loro di una trama narrativa. Non per questo il film risulta meno bello e interessante.

La prima cosa che mi viene in mente è che ha un fascino particolare per noi siciliani che, tra l'altro, l'ascoltiamo in dialetto, riconoscendo espressioni tipiche che mi incuriosisce sapere come sono state tradotte in lingua.

In oltre, molti di noi vi avranno riconosciuto immagini della memoria familiare, atteggiamenti raccontati da genitori e nonni, come i loro giochi (la "strummula").

Per chi è nato sopra Reggio Calabria risulterà meno suggestivo. Ma, ritengo, non meno bello.

Con tratti leggeri ed eleganti il regista ha trasportato le scene dal fascismo ai giorni nostri.

Lo scenario sembra immutato e sempre lo stesso. Ma Tornatore è invece poetico nel restituirci il corso principale del paese dapprima sterrato, poi "ammattonato", ed infine asfaltato. Come la casa dei protagonisti. Inizialmente due "bassi" che via via si elevano e si allargano ai lati fino ad incontrare gli edifici adiacenti che hanno lo stesso sviluppo. Una crescita che sembra naturale, e quindi priva di regole, casuale, non programmata.

Ma mentre Baaria si trasforma da centro di campagna a piccola città, chi la abita non subisce le stesse trasformazioni, nemmeno esteriori; ce lo dice Beppe Fiorello, dall'inizio alla fine del film sempre accanto allo stesso palo del corso principale, per metà film a ripetere sempre la stessa frase, cambiata per l'altra metà.

Il contesto attorno ai siciliani muta, ma sono proprio i siciliani quelli che hanno maggiori difficoltà a cambiare e che finiscono col trascinarsi il proprio passato.

Sono andato a vedere questo film avendo ascoltato i commenti di chi lo ha trovato monco alla fine.

Ripeto: ci sono i tratti del poeta in quest'opera e poetica è anche la sua conclusione. Tornatore ha spiegato che è anche un po' autobiografico. Se così è come mai avrebbe potuto concluderlo, visto che la sua conclusione non è, buon per lui, ancora arrivata (e certo non avrebbe potuto raccontarcela lui stesso)?

E che ci siano tratti di verità dall'inizio alla fine di questo film è dimostrato anche dall'assessore ceco all'urbanistica: ho avuto la ventura di trovarmi al cinema accanto ad un politico di lungo corso. Gli è bastato vedere l'attore per riconoscere il personaggio, dirmi il nome che non ricordo, il partito (ma non ne era certo e quindi soprassediamo), e anticiparmi la parola e i gesti che lo rendevano famoso negli ambienti politici del tempo (vi lascio la sorpresa).

L'Italia ha candidato "Baarìa" all'Oscar. Vincerà? Non lo so, ma è una giusta candidatura per far correre il nostro Paese. Tornatore è noto all'Academy, ha già vinto un Oscar, sa muoversi nel mondo cinematografico statunitense.

Ultima riflessione. Mal mi disponevano le parole entusiastiche di Berlusconi sul film. Meno ancora quelle della sua grancassa Bondi. Tranquilli, lo fanno solo per soldi. Il film è prodotto dalla Medusa (di Berlusconi) che non aveva mai speso tanto per una produzione durata due anni e in terra straniera dove Bagheria è stata ricostruita per intero. Vero è che non ha affrontato da sola lo sforzo finanziario; altri hanno partecipato come la Regione Sicilia, che, una volta tanto, ha speso bene i suoi soldi (in termini di ritorno di immagine per la nostra regione). Ma se si fosse rivelato un flop il danno economico sarebbe stato non indifferente: da qui le entusiastiche parole dei due "sponsor". E il film non sta andando male nelle sale, l'avventura americana lo terrà in circolazione più a lungo, a maggior ragione se entra nella cinquina finale, figuriamoci nella migliore delle ipotesi. È un film che avrà anche mercato all'estero. Certo, si conferma la supinità degli uomini di cui il premier si circonda: Bondi gli fa da eco per tutelarne gli interessi economici, mentre da parlamentare e, ancor di più, da ministro della Cultura (sic) dovrebbe occuparsi delle condizioni economiche in cui si trova la cultura italiana. Anzi, meglio che non lo faccia. L'ultima volta ha ridotto i fondi per lo spettacolo.

Andate a vedere "Baaria", ma solo perché è bello, ne vale la pena, si esce dalla sala arricchiti e più consapevoli di cosa è stata la Sicilia negli ultimi settant'anni.

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