"Non condivido le tue idee, ma darò la vita perché tu le posesprimere". Voltaire

16.10.09

Lodo Scalfari

Il Grande Vecchio di Repubblica, intervistato da Serena Dandini nel suo "Parla con me", oltre a litigare via etere con Ferruccio de Bortoli che dirige il "Corriere della Sera", ha lanciato la proposta che i due che raccolgono meno voti alle primarie nazionali del PD accettino la vittoria del più votato, anche se questo non ha raggiunto il 50%+1 dei voti.

Nel PD Scalfari gode di tale autorevolezza che tutti e tre si sono subito affrettati a prendere in seria considerazione l'ipotesi.

Franceschini ha detto subito di sì: lui d'altronde punta sul popolo delle primarie per togliere il PD dalle teoria dell'ennesima evoluzione del PCI che fu; anche Bersani ha detto subito di sì: se lui si ferma sotto il 50%, teme che i delegati di Marino riversino i suoi voti su Franceschini tagliandolo fuori dalla segreteria cui agogna da almeno due anni; chi invece si è detto contrario è stato proprio Marino, meno outsider e lontano dai giochi politici di quel che vuole apparire: il chirurgo ha infatti puntato tutto sul ruolo da "king maker" che intende giocare: cioè: spera che nessuno dei due contendenti raggiunga il 50%+1 dei voti degli elettori PD per diventare centrale, all'Assemblea Nazionale, e fare la differenza, di fatto scegliendo chi far vincere. Se invece Franceschini e Bersani si cedono il passo vicendevolmente non ha più alcun ruolo.

Se i principali candidati democratici saranno di parola compiranno un gesto di grande maturità e di assoluta novità nella politica italiana. Non saranno più eletti sulla base di un accordo di poteri ma comunque di un consenso di massa.

Ma saranno di parola? E si presenterà l'occasione per dimostrarlo? Il 25 ottobre si avvicina.

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