"Non condivido le tue idee, ma darò la vita perché tu le posesprimere". Voltaire

30.8.06

Dall'italietta di Berlusconi all'Italia di Prodi

La vicenda del Libano ha portato l’Italia ai vertici della politica internazionale.
Vediamo qual è stato il ruolo del nostro paese.
Evitando inopportune manifestazioni politiche di partiti fortemente ideologizzati, siamo riusciti, con un governo su cui pendeva il sospetto d’essere, nell’ordine: antiamericano, antisraeliano e filopalestinese prima ancora che filoarabo, ad assumere una posizione responsabile davanti ad Israele, sfruttando bene le entrature che l’Italia ha in Libano dai tempi della missione negli anni ’80 e quelle della sinistra italiana presso la politica locale. Il tutto senza cedere alla tentazione dell’autosufficienza, evitando di provare ad estromettere gli Stati Uniti, per altro in questo momento molto deboli all’interno quando si parla di politica internazionale e di missioni all’estero, visto il risultato di quelle in Iraq ed in Afganistan, che tengono basso il consenso di Bush nei sondaggi. D’Alema è riuscito ad insinuarsi bene nelle disponibilità della signora Rice che lui, cui la megalomania non fa difetto ( e come potrebbe sentendosi ripetere da amici ed avversari che è uno degli uomini politici più intelligenti d’Italia?) spaccia per amicizia politica e confidenza personale.
Senza venir meno alle parole d’ordine del centrosinistra italiano, il governo Prodi ha esaltato il ruolo dell’ONU ridando dignità internazionale a questa sede. Solo in questo modo la Francia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, ha potuto giocare un ruolo, nonostante la tradizionale politica estera francese punti a fare della Francia un paese protagonista delle vicende mediorientali. Il governo di Chirac ha infatti potuto recitare la sua parte esclusivamente nell’elaborazione della bozza 1701 votata dal Consiglio e alla base della missione ONU partita ufficialmente ieri. E se il comando della missione è congiunto, i primi mesi alla Francia, gli altri anni all’Italia, è solo perché l’attuale missione internazionale, quella inefficiente per capirci, è guidata dalla Francia, che di fatto cede il comando quando tutte le forze internazionali saranno dispiegate in Libano, insomma quando ci sarà da comandare davvero.
Le prime avvisaglie del ruolo centrale che il nostro paese poteva giocare si sono avute con la conferenza internazionale sul Libano tenutasi a Roma in luglio. Il risultato immediato è stato esiguo ma certamente propedeutico al “cessate il fuoco”.
Berlusconi si rode.
È un vero successo questo per il governo italiano? Assolutamente sì. L’Italia può finalmente provare a giocare quel ruolo di media potenza che insegue dall’Unità ad oggi. C’è sempre riuscita a fasi alterne. Dopo anni di protagonismo c’è stato sempre qualcuno che ci ha riportato all’italietta.
Spiace dire che il nostro paese è stato più lungamente protagonista a livello mondiale sotto il fascismo. Sessant’anni dopo Prodi e D’Alema hanno la possibilità di dimostrare che un ruolo internazionale autorevole e duraturo può giocarlo anche l’Italia democratica.
Questo governo durerà. La politica estera che doveva essere il suo principale punto debole è diventata uno dei punti più forti e caratterizzanti. La politica economica non sarà da meno. Ciò può significare un governo dell’Unione protratto per altri cinque anni nel 2011. Forse riusciremo ad avere un ruolo internazionale per più di una legislatura.
Con buona pace di Berlusconi…Fini, Casini, Bondi, Schifani, Bottiglione, La Loggia…

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