"Non condivido le tue idee, ma darò la vita perché tu le posesprimere". Voltaire

5.2.07

La Veronica

Ebbene sì, anch’io cedo alla tentazione di dedicare il mio tempo ai Berlusconi e alla loro vicenda amorosa perché ho impressione che in questi giorni si sia tralasciato qualcosa delle due lettere.
Prima di sottolinearne questi aspetti, voglio dire che concordo con chi ha visto nella lettera della Berlusconi uno schiaffo al marito, perché è stata scritta, pubblicata e per di più su la Repubblica. Pare che lui si negasse da venti giorni, e lei lo ha costretto a farsi ascoltare. Grande. S’erano messi d’accordo? Francamente non credo. Lui non c’ha fatto una gran bella figura. Nessuno vorrebbe essere in questa vicenda al posto dei loro figli. Berlusconi non c’ha guadagnato. La moglie sì. Finalmente qualcuno che ruota attorno al grande capo e non solo dissente, ma lo schiaffeggia in pubblico senza temere conseguenze. Mi tornano in mente le parole di Sandro Bondi che vorrebbe Veronica al posto di Silvio. Ameno così il suo amore verso il capo non sarebbe più omosessuale. L’idea non è poi così peregrina. Né Casini, né Fini, men che meno Bossi, possono tenere unita la CdL. Dovrebbe provarci qualcuno che oggi è un po’ defilato sul campo nazionale, come il sindaco di Milano Letizia Moratti o il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, che però ogni tanto litiga con la Lega. La Veronica invece rimetterebbe tutti in riga, anche perché donna. La sua biografa Maria Latella smentisce interessi politici della signora, ma d’altronde anche la Clinton, finchè fu first lady smentiva di voler fare politica in prima persona, come se già non la facesse: solo che non aveva incarichi istituzionali. Se la Veronica si convincesse che ne va del patrimonio di famiglia, potrebbe scendere in campo. D’altronde si è più volte preoccupata che i suoi tre figli fossero trattati dal padre alla stessa maniera dei primi due di primo letto, in questo ricordando le mogli e madri di certi imperatori romani, preoccupate di tutelare, se non addirittura di favorire, i propri figli rispetto a quelli delle consorti precedenti. Dunque se la Veronica si convincesse che l’ “impero” è in pericolo e che solo lei può salvarlo, per lo stesso motivo del marito, vale a dire gli interessi di famiglia, credo che potrebbe decidere di scendere in campo. E sarebbe un’altra vittoria per la CdL ed una sonora sconfitta per l’Unione, che al massimo può contare su Walter Veltroni, il che è quanto dire. La destra italiana si confermerebbe peronista e noi avremmo la nostra Evita, riveduta e corretta in base alle circostanze e ai tempi mutati.
Alla luce di queste riflessioni, sostengo sempre la tesi che i due non si sono messi d’accordo in questa vicenda? Sì. Lei si è preoccupata di difendere la sua dignità e non il suo matrimonio. Si è preoccupata del suo buon nome, di non apparire accessoria rispetto al marito, si è preoccupata di dimostrare che sa tenere testa a chiunque, che ha le palle.
Ma se leggiamo meglio la sua lettera, quella della Veronica è una presa di posizione recente. E la sua vita quanto di più distante da un esempio d’emancipazione femminile.
Diciamocelo prima di qualunque altra cosa. Silvio, questa volta, non ha fatto, nei suoi confronti nulla di più offensivo rispetto al passato. Ma lei soltanto adesso si ribella.
Aggiungiamo anche che lei scrive di aver dedicato la sua vita alla famiglia, mentre le figlie femmine di casa, sono lanciate nel mondo del lavoro nell’azienda di famiglia, l’esatto opposto dell’esempio dato dalla Veronica.
Ma veniamo alla lettera.
La Veronica scrive che nel suo matrimonio ci sono stati contrasti e momenti dolorosi che lei ha trattato con rispetto e discrezione. La natura di questi non è specificata ma, in un blog possiamo dircelo, non è peregrino immaginare discorsi di corna.
Che moglie ha scelto di essere la Veronica? Una che non vuole lasciare spazio al conflitto coniugale, anche quando i comportamenti di Berlusconi ne hanno creato i presupposti. Insomma, una moglie che, credendo nel suo matrimonio più che in sé stessa, dal marito accetta tutto per la serietà e la convinzione con la quale mi sono accostata ad un progetto familiare stabile, per la consapevolezza che, è cresciuta la dimensione pubblica di mio marito, circostanza che ritengo debba incidere sulle scelte individuali, anche con il ridimensionamento, ove necessario, dei desideri personali: insomma, la sua soggettività messa da parte per non infastidire il marito capo-famiglia.
Di più: ho sempre considerato le conseguenze che le mie eventuali prese di posizione avrebbero potuto generare a carico di mio marito nella sua dimensione extrafamiliare: la rinuncia alla libertà di parola per parare le conseguenze su Silvio.
Poi c’è la rivendicazione di dignità, che a questo punto definirei tardiva, e su cui si sono concentrati i media e che quindi tralascio.
E come ti risponde il marito? In maniera tale che, dicono le cronache, alla Veronica non è poi mica tanto piaciuto.
E c’ha ragione. Nella lettera infatti Silvio rivendica l’orgoglio privato ma non resiste alla dimensione pubblica. (Ricordo ancora quando, da imprenditore, si rifiutava di andare ospite in tv: anche per lui apparire è diventata una droga).
Mette a posto la moglie al suo ruolo di madre: tre figli che hai preparato.
Parla di un semplice periodo di turbolenza e affanno in cui i due non riescono ad ammettere le cose belle fatte insieme, e pare che dica alla moglie che è lei a dimenticarle.
Minimizza: questo periodo finirà, e finirà nella dolcezza come tutte le storie vere.
Attacca la consorte dicendo di amarla nella comprensione e nell’incomprensione. Ovvero: l’ama quando capisce i suoi atteggiamenti e, a che c’è, anche in momenti, magari come questo, in cui non la comprende.
La Veronica lamenta l’offesa alla sua dignità di donna e madre? Eccola servita: custodisco la tua dignità nel mio cuore anche quando dalla mia bocca esce la battuta spensierata (sempre minimizzare, nda), il riferimento galante, la bagattella di un momento. La dignità conservata, fin quasi a dimenticarne il posto, nel cuore. Alla bocca libero sfogo.
Subito dopo arriva il colpo di grazia. Berlusconi tiene a precisare che proposte di matrimonio, no, credimi, non ne ho fatte mai!!! Con le altre donne ha fatto di tutto, ma mai ha chiesto loro di sposarle. COLPO DI TEATRO.
Insomma, la buona Veronica alla fine si è comportata da moglie isterica e disperata che ricorre alle ultime frecce che le sono rimaste nella faretra: una lettera pubblica sul quotidiano nemico del coniuge. E il buon Silvio si è comportato come il classico marito colto in fallo che a parole sembra cedere su tutta la linea ma in realtà, in cuor suo, non si sposta di un millimetro, pur avendo torto marcio, e forte del fatto che la signora ha scatenato un can can per nulla rispetto a molto di più avvenuto in passato.
C’è un problema. Il messaggio mediatico che è passato, ed in questo entrambi sono stati bravissimi, è che lei si è vendicata della disattenzioni coniugali e dei frizzi di Silvio ottenendo che il coniuge tornasse a cenare con lei e i figli per ben due sere consecutive. Lui è passato per il marito innamoratissimo che cede alle pretese della signora che giudica corrette e promette più attenzione.
Ma la guerra dei Berluscones continua tra le mura domestiche, ne sono certo. Lì conta l’intelligenza ed il carattere di entrambi. Ed in ognuno di essi nessuno di questi aspetti fa difetto.

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